Previsioni 2012: non ferrosi, ferrosi, preziosi e cambi

Da vari mesi stiamo lavorando su nuove previsioni relative ai prezzi di materie prime, metalli di base, preziosi e cambi, nel 2012. Per alcuni tra questi beni abbiamo redatto anche scenari ed ipotesi a più lungo termine, che coprono un arco temporale 2012-2014 (primo semestre).

Non possiamo ovviamente divulgare qui il contenuto delle nostre proiezioni sui prezzi dei beni oggetto d’analisi ma, come promesso da tempo, pubblichiamo un sintetico elenco dei numerosi fattori economici, finanziari, politici che abbiamo considerato e destinati, a nostro avviso, ad esercitare spinte di diverso segno sul mercato, durante il prossimo anno. L’azione combinata di tali fattori negativi e positivi, nel tempo, produrrà, verosimilmente, diverse tendenze direzionali del mercato ed un andamento in fasce di valori di notevole ampiezza ed entità, per i beni oggetto d’analisi,  nell’arco temporale dei prossimi 12/24 mesi.

Procederemo per aree geografiche (e per tipologia dei fattori considerati) cominciando dalla Cina il cui peso sul futuro delle materie prime continuerà, è ovvio, ad essere determinante, nel bene e nel male.

In primo luogo occorre rilevare subito come da tempo numerosi esperti di economia, analisti internazionali ed operatori finanziari di fama prevedano l’emersione di fattori negativi, gravi squilibri (o vere e proprie “bolle”) anche nella situazione cinese, con particolare riferimento a mercato immobiliare-edilizia, attività bancarie e sovraindebitamento dei governi provinciali per spingere l’economia legata a costruzioni ed infrastrutture, vaste attività speculative sulle materie prime. Ci sarebbero poi situazioni di altro genere legate ad inquinamento di acqua e suolo e tali da far lievitare i futuri costi per le imprese, così come la grave questione dell’inflazione e forte lievitazione dei salari o ancora la situazione di pesante crisi in alcuni importanti distretti industriali dovuta alla difficoltà nell’accesso al credito. Questione diversa è quella relativa ad una futura razionalizzazione delle attività industriali con forte consumo di energia (tra cui ad. es. il settore acciaio, alluminio). Molto difficile dire se le manovre restrittive della politica monetaria cinese da tempo in atto per contrastare l’inflazione porteranno effettivamente all’emersione di squilibri (o fenomeni di “bolla”) in certe  attività che per il momento non sembrano essere in alcun modo registrati nei dati economici e finanziari diffusi dalle autorità di governo (i quali al contrario parrebbero indicare un futuro “atterraggio morbido” per la congiuntura).

Nonostante sia più che verosimile l’ipotesi da tanti formulata in merito a possibili eccessi o squilibri anche nella situazione cinese occorre, a nostro avviso, tener presente un fattore politico di grande importanza e quasi completamente sottaciuto, ma destinato ad influire fortemente sullo scenario 2012. Si tratta del prossimo Congresso del Partito comunista che avrà luogo in ottobre 2012 e porterà ad un completo ricambio dei vertici politici e militari: con una simile scadenza a meno di un anno ci pare inverosimile l’emersione di situazioni di tensione nell’economia con possibili conseguenze sociali negative. La Cina è un paese in cui la politica conta ancora molto ed è già stata capace di guidare la nazione attraverso i difficilissimi anni della grande crisi 2008 con non comune disinvoltura. Si potrebbe pensare, pertanto, ad una futura emersione di eventuali squilibri, ma non prima del riassetto politico e militare atteso nel prossimo anno. Se poi a ciò dovessimo aggiungere un prossimo arresto delle manovre restrittive di politica monetaria, vista la debolezza dei più recenti dati sull’economia (in particolare export e tasso d’inflazione) si potrebbe pensare ad un 2012 difficile ma ancora in equilibrio, per il colosso asiatico. Il vero problema, tuttavia, resterà la componente alimentare del tasso d’inflazione e con le attuali (enigmatiche) quotazioni petrolifere, certe difficoltà dovrebbero perdurare, ma la Cina potrebbe essere costretta ad agire in senso espansivo perché stretta tra le conseguenze della crisi europea, da un lato,  e le irrisolte difficoltà della situazione economica USA, dall’altro.

A questo punto, tuttavia, bisogna citare un altro fatto destinato ad emergere con maggior forza, nel prossimo anno, ovvero un possibile crescendo di tensioni con gli USA (in campagna elettorale) a proposito della rivalutazione  e  trattazione dello yuan in un regime di libero mercato. Molto inverosimile che siano compiuti passi decisivi in tal senso, ma le speculazioni in merito potrebbero rendere più volatile l’andamento dei prezzi.

Quanto a fattori più particolari e specifici, sempre nella situazione cinese, vogliamo ricordare la questione delle scorte non ufficiali di metalli e della loro non del tutto certa entità ed il fenomeno dell’uso dei metalli stessi quale strumento per ottenere credito bancario da parte di moltissime aziende (non necessariamente legate al settore) con verisimile distorsione dell’andamento del mercato di premi e prezzi di borsa. Tale ultimo fattore, infatti, potrebbe essere ancora vivo, nonostante le restrizioni imposte dalla People’s Bank of China. Di questi fatti abbiamo parlato qui ed in quest’altro contributo.

Restando in Asia, abbiamo compiuto una serie di analisi anche sulle prospettive di India e Giappone, ma non possiamo darne conto qui, per ragioni di tempo. Ovvia la considerazione che gli sviluppi della situazione economica in dette nazioni avranno il potere d’influire sensibilmente sull’andamento internazionale dei prezzi.

Passando alla situazione americana, tralasciamo ovvie e banali considerazioni sul ciclo elettorale 2012 e possibili conseguenze economiche/finanziarie (possibili manovre di rilancio, ecc.) per andare a toccare subito la questione fondamentale relativa alle prospettive del mercato immobiliare. Abbiamo affrontato tale tema, ricavandone alcune interessanti ipotesi di cui non trattiamo in questa sede essendo materia riservata ai clienti. In secondo luogo occorre, a nostro avviso, prendere in seria considerazione l’eventualità di ulteriori manovre espansive della Federal Reserve, che potrebbero essere rese ancor più necessarie ed urgenti, in caso di degenerazione della situazione in Europa. In tale eventualità si potrebbe pensare ad una combinazione di nuove misure a favore del sistema bancario, ma con modalità tali da far affluire nuovo credito anche a famiglie ed imprese.

Quanto al dollaro bisogna considerare anche la possibilità di cui abbiamo già parlato ampiamente in passato di adozione di un provvedimento di sgravio fiscale relativo al rimpatrio di capitali detenuti all’estero da società statunitensi. Si tratterebbe, nel caso, di una manovra simile a quella del 2004-2005 che influì sensibilmente sul mercato valutario favorendo un netto rialzo del dollaro (primi mesi 2005). In tal caso, tuttavia, il possibile rialzo della valuta americana non dovrebbe influire sull’andamento delle materie prime nella stessa misura di quando tale fatto deriva dall’aumento dell’avversione al rischio, ma è opportuno citare questa possibilità, soprattutto per le aziende che, nella loro attività, hanno spesso a che fare con le complesse dinamiche dei cambi. In passato ne parlammo qui ed in questo altro articolo.

Continueremo l’esposizione tra breve…