Euro, rame, oro, petrolio: note pomeridiane
Niente di nuovo sui fattori di carattere strutturale che stanno condizionando l’andamento dei mercati, qualche novità solo su temi di breve termine, l’effimero “rumore” quotidiano che agita i prezzi nei due sensi, ora dopo ora. Stiamo esaminando le tante novità, da quest’ultimo punto di vista. Tra queste…
Euro: non rompe il livello di 1.3470 fermandosi poco sopra tale valore (che peraltro indicammo come barriera lo scorso 9 settembre) da cui parte un rimbalzo. Che siano vere o no le notizie d’aiuti cinesi (o più recentemente di altri “BRICS”) a sostegno di certi paesi, un dato di fatto continua a riproporsi, nell’azione di governi, banche centrali, fondi sovrani: la situazione europea è troppo grande, importante, delicata, per essere lasciata ai mercati e la crisi va “gestita”. Riproponiamo qui gli articoli di Domenica 11 e venerdì 9.
Ecco anche perché nei momenti in cui la situazione sembra precipitare, senza controllo, interviene sempre un “santo” (nella veste di qualche nuovo piano, programma d’aiuto, intervento di grandi investitori e banche centrali) che riesce a portare pochi giorni o poche ore di calma, ma almeno interrompe energicamente l’enfasi dei movimenti, impedendo l’irreparabile (con il non trascurabile contributo delle ricoperture…). A questo punto, ribadiamo l’ipotesi formulata Domenica, di un rimbalzo dell’euro, fino all’area 1.4000 (1.3970 per l’esattezza) ma anche quella di un nuovo minimo, prossimamente, tra 1.2900 ed 1.2800, insomma ai livelli d’inizio anno e qui ci si potrebbe fermare.
Il sentimento, infatti, è troppo negativo, la situazione estremamente complessa e delicata, gli “aiuti” continueranno, verosimilmente, ad essere presenti. Non si sa quanto, le soluzioni…
Rame: i rialzisti continuano ad entusiasmarsi per il possibile restocking cinese, guardando anche ai più recenti dati sulle importazioni, di nuovo in sensibile ascesa, in agosto; oltre a questo fattore si parla ancora di possibili scioperi ed agitazioni che potrebbero comprimere l’offerta futura.
Sempre molto meno citati, in senso contrario alle sorti del metallo rosso (almeno dal punto di vista dei consumi reali) l’andamento delle “bonded stocks” cinesi, la domanda per investimento e a carattere speculativo, o il dilagante fenomeno dell’uso dei metalli (e altre materie prime) per ottenere credito bancario in Cina (a proposito, le più recenti indiscrezioni parlano della possibilità che, dopo il recente intervento della banca centrale cinese, alcuni potrebbero ricorrere a banche straniere, nell’area asiatica, per riproporre il medesimo schema). Quest’ultimo fattore, forse, potrebbe continuare a sostenere la domanda cinese, ancora per un po’, anche perché le nuove disposizioni della People’s Bank of China non hanno decorrenza immediata. Si eviterebbe, dunque, almeno l’ipotesi di un rapido tracollo dei prezzi del rame, che qualcuno aveva ipotizzato, dopo l’ultima manovra della banca centrale cinese. Per ora il delicatissimo livello di 8.450 $ resta intatto, evitando di mettere a rischio quota 8.000.
Oro: aggiungiamo alle nostre precedenti considerazioni (in varie date) una possibilità da tener presente: le turbolenze in atto su tutti i mercati potrebbero creare un’altro ostacolo all’oro per la probabilità che i traders in difficoltà ed a corto di margine, abbandonino proprio quest’ultimo bene dove i danni, finora, sono stati decisamente molto limitati.
Petrolio: il rimbalzo del prezzo (WTI) non ha avuto la forza di riproporre valori significativamente sopra quota 90 $, nonostante il “dietro-front” dell’euro. Si veda anche il nostro articolo di Domenica 11.
Appuntamento a Domenica, per qualche riga su tutti gli altri metalli (stagno compreso) e l’acciaio, sui quali le cose stanno ancora procedendo secondo le ipotesi che avevamo formulato in precedenza.
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