Ancora sul mercato delle materie prime, nel 2012

Il 2011, iniziato in modo euforico, sta per chiudersi su toni molto pesanti. Si diceva che i grandi Paesi emergenti del gruppo BRICS avrebbero spinto la crescita economica globale, che la Germania avrebbe fatto la stessa cosa in Europa. C’era ancora una certa fiducia sul fatto che la politica sarebbe riuscita a porre rimedio alla crisi del debito. Il bilancio di fine anno è ben diverso ed in linea con le nostre previsioni della scorsa primavera. Non avevamo creduto, infatti, ad una sola delle ipotesi dominanti sui mercati nei primi mesi dell’anno ed il nostro stupore, allora, riguardava principalmente l’esuberanza dei prezzi di materie primeazioni. La verità è che i BRICS hanno rallentato sensibilmente il passo e la Cina, stretta tra la crisi europea e le perduranti difficoltà degli USA, è addirittura costretta a mutare orientamento di politica monetaria, distogliendo lo sguardo dall’inflazione e cominciando a ridurre il coefficiente di riserva frazionaria, dopo una lunga serie di rialzi. Avevamo previsto questo mutamento dell’orientamento della People’s Bank of China, dalla scorsa estate.

I prezzi delle materie prime, soprattutto quelle più legate ai cicli dell’economia, dipenderanno di nuovo, è ovvio, dalle potenzialità dello sviluppo cinese in futuro, ma anche da un fattore di cui si parla molto meno (in relazione ad inflazione e crescita dei prezzi dei beni reali) ovvero la perdita di potere d’acquisto delle monete e la credibilità delle stesse, in tutto il mondo. Tra le tante affermazioni dominanti del passato c’era quella che l’euro avrebbe in parte sostituito il dollaro nelle riserve bancarie (e così è stato) e contribuito a costruire un sistema valutario internazionale imperniato su due valute ma, alla luce degli avvenimenti recenti, i dubbi in tal senso sono legittimi. Ciò per dire che, al di là del tono delle economie e di qualsiasi ripresa economica futura, fino a quando non ci sarà nuova e definitiva chiarezza sulle prospettive valutarie del pianeta, i prezzi di tutti i principali beni reali e risorse naturali resteranno in forte tensione, nonostante temporanei cali di prezzo.

Nel prossimo anno, è ovvio, cominceremo a vedere una fase di trasformazione dell’Unione Monetaria Europea, così come la conoscevamo, con i rischi maggiori provenienti dalle rispettive politiche nazionali, in assenza di una vera guida comune. I mercati hanno lentamente spostato il focus dalle difficoltà degli Stati Uniti e del dollaro a quelle europee, mettendo oggi in crisi quei concetti, un tempo pensiero dominante, di un euro forte, sicuro, solido. Provvisoriamente gli operatori potranno tornare a privilegiare il dollaro, ma per quanto tempo ancora?

Questo fattore d’incertezza valutaria e la politica monetaria estrema dei maggiori paesi del mondo continueranno ad essere, a nostro avviso, le principali ragioni di spinta ai prezzi delle materie prime, anche se spesso nascoste dietro i fatti dell’economia reale e i numeri della congiuntura.

Allo stato attuale sembra verosimile che il ruolo di traino globale degli Stati Uniti d’America, pur un po’ sbiadito negli ultimi anni, torni ad essere centrale ed indispensabile. In altre parole, verosimilmente, torneremo ad essere appesi alle rotative della Fed, almeno nel corso del prossimo anno ed a possibili piani di rilancio economico dell’ amministrazione democratica, in un anno elettorale.

Ricordiamo anche le nostre sintetiche anticipazioni di novembre su alcuni temi che, a nostro avviso, potrebbero caratterizzare e condizionare il prossimo anno, esposte in tre articoli:

Previsioni 2012: non ferrosi, ferrosi, preziosi e cambi

Previsioni 2012: seconda parte

Mercati 2012: come si comporteranno i non ferrosi?

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