Opportunità per le imprese in Ecuador. Dopo la grande euforia per i BRICS, è il momento dei Paesi minori

Torniamo ad occuparci di internazionalizzazione d’impresa, tema così caro ai nostri clienti ed ai nostri lettori, per proporre un altro contributo dell’amico Emanuele Corsico Piccolini, questa volta sulle opportunità possibili in Ecuador.

Dopo la grande enfasi in passato tributata ai BRICS ed in generale ai maggiori Paesi del mondo, molto meglio conosciuti e regolarmente nelle cronache dell’economia, oggi è giunto il momento di Paesi minori, meno conosciuti, ma dove ancora ci sono significative opportunità. Non che l’investimento nei più importanti Paesi emergenti non sia più interessante ma, alla luce di una crisi sempre più diffusa, anche nelle aree emergenti stesse, un’impostazione molto più selettiva e mirata pare opportuna.

Investire in Ecuador

di Emanuele Corsico Piccolini

Si potrebbe definire “atmosfera BRIC” ma, ad un’analisi economica e geopolitica più attenta, il fenomeno di diffusione dello sviluppo economico che sta investendo negli ultimi anni i paesi limitrofi ai grandi giganti economici dell’ultimo decennio, Brasile, Russia, Cina e India per l’appunto, appare molto più che un effetto “collaterale” e assume invece  i tratti di una conseguenza strutturale del mondo sempre più globalizzato; intendiamoci, nessuno cerca di millantare una crescita economica ancora in fase embrionale come uno sviluppo inatteso e repentino, ma quello che appare chiaro ad un’analisi empirica è come il grande boom economico dei quattro giganti si sia lentamente diffuso nei territorio confinanti e abbia finito per “contagiare” tutta una serie di paesi che, ben oltre i confini amministrativi classici, mantengono con questi importanti legami politici, sociali, culturali ed economici, quasi “l’atmosfera” creatasi finisse per coinvolgere chi si trova in posizione strategica rispetto a dove lo sviluppo ha visto muovere i primi passi. Se un’analisi simile è applicabile al caso cinese per quanto riguarda l’area del sud-est asiatico e nel caso della Russia per le ex repubbliche sovietiche, analogo ma allo stesso tempo difforme è il caso del Brasile, che per il suo ruolo geopolitico e culturale lega a sé un bacino di riferimento nettamente più ampio e che può essere ricondotto all’intero continente sudamericano. Storicamente primo approdo degli europei diretti in America latina, il Brasile sembra ancora oggi, a più di cinque secoli di distanza, non avere perso questa funzione strategica di porta del continente, ruolo accresciuto dalla rinnovata attenzione del Governo brasiliano alle infrastrutture, porti e aeroporti in particolare. Non inganni tuttavia il solo legame fisico tra il Brasile e il continente, infatti, indagando meglio i rapporti esistenti con gli altri paesi latinoamericani, risulta chiaro che legami sociali, culturali, religiosi e, pur nella variante spagnolo-portoghese, linguistici, rendano questi paesi tra loro “legati” e, alla luce delle considerazioni fatte, anche i più affini culturalmente al vecchio continente; un altro legame fondamentale  risulta certamente quello economico e, nella fattispecie, finanziario, essendo la borsa di San Paolo, la BM&FBOVESPA la principale piazza finanziaria di tutto il continente sudamericano. Partendo da qui per un’analisi di singoli stati concentriamo la nostra attenzione su un paese fortemente legato all’economia brasiliana, ovvero l’Ecuador, la cui economia delle importazioni è retta al 43% (dati 2011) proprio da beni e servizi provenienti dal paese carioca. Quello che fino a pochi anni fa eri infatti il paese delle “rose” oggi, divenuta l’ottava economica del latinoamerica, appare un paese attraente anche per investimenti stranieri, passando da cenerentola a più che una semplice scommessa per investire il proprio denaro. Alle basi di questa crescita lenta ma costante, si noti che il PIL dell’Ecuador dal 2007 al 2012 è cresciuto al 4,3% di media, ben oltre il dato degli altri paesi dall’America del sud, stanno certamente questa “atmosfera BRIC” e la dollarizzazione dell’economia, che ha garantito al paese di dotarsi di una moneta stabilità, stabilità di cui ha beneficiato anche il sistema politico del paese che, nella figura di Rafael Correa, ha trovato un leader saldo, capace anche di resistere al colpo di stato del 2010, guidato dalla polizia e sventato con l’aiuto dell’esercito. I principali settori che oggi rivestono attrattività per investimenti stranieri sono quello del turismo e quello dell’industria legata alla trasformazione del petrolio, oltre a quello dei servizi, che oggi vale il 57,6% del prodotto interno lordo. Un paese che cresce economicamente e vede calare la disoccupazione, con un sistema politico relativamente stabile e con, fattore di non secondaria importanza, un clima culturale non difforme da quello europeo, sono questi i tratti che fanno dell’Ecuador un paese verso il quale investire con fiducia e prospettiva, la stessa prospettiva che, proprio in virtù della già citata “atmosfera BRIC”, pare stia contagiando l’intera America Latina.

Emanuele Corsico Piccolini

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