Metalli non ferrosi: appunti per la settimana
Il ritorno degli operatori cinesi sul mercato dopo la lunga festività della scorsa settimana sollecita un primo importantissimo quesito: alla luce dell’esito della riunione della Federal Reserve ed agli attuali livelli di prezzo dei metalli non ferrosi, essi decideranno di acquistare o preferiranno attendere una correzione?
Il rialzo dei corsi delle materie prime e di tutti i non ferrosi, la scorsa settimana, va inquadrato nell’ampio e positivo movimento dei mercati finanziari a seguito della decisione della banca centrale americana di perseverare nella sua politica di estrema generosità verso il sistema bancario e l’economia (almeno nella sua componente finanziaria). Mercati reduci da un troppo lungo ed estenuante periodo di tensioni dovute alla crisi del debito europeo non aspettavano altro che di spostare la loro attenzione su un fatto diverso e l’esito della riunione Fed, positivo oltre le più favorevoli attese, ha subito fatto scattare i compratori che hanno rapidamente visto materializzarsi ottime prospettive per il ripetersi del binomio tassi zero-dollaro debole che ormai da un decennio guida tutti i mercati verso l’alto, salvo incidenti di percorso di gravità e frequenza crescenti.
A ben vedere, il quadro alla base delle decisioni della banca centrale statunitense potrebbe essere interpretato anche in altro modo, secondo una lettura negativa che potrebbe voler dire nessuna seria ripresa economica e nessuna prospettiva di ritorno ad una normalità ormai dimenticata; il sistema economico finanziario, infatti, non sarebbe ancora in grado di reggere nemmeno la minima variazione al rialzo per i tassi.
Detto ciò, occorre quindi riflettere su quale orientamento prenderanno i traders cinesi, se quello del vento, oppure essi sceglieranno di attendere, visto che nel loro paese le cose non stanno andando per il verso migliore possibile. Una delle caratteristiche ricorrenti dei cicli rialzisti dei prezzi dei metalli, negli scorsi anni è sempre stata l’attesa straordinariamente ottimistica sullo sviluppo cinese e per i BRICS in generale, elemento fondamentale per l’andamento dei corsi delle materie prime che oggi sembra venir meno, nel quadro generale. Anche i BRICS, infatti, hanno rivelato le loro debolezze e non è affatto certo se ed in qual misura essi potranno riprendersi con un vigore tale da poter spingere la congiuntura internazionale, secondo un modo di pensare molto diffuso che ha dominato fino a non molto tempo fa.
In altre parole, nei più recenti rialzi dei prezzi dei prezzi dei metalli sembrerebbe esservi per ora, in misura quasi esclusiva, l’azione combinata di dollaro debole e denaro gratis.
A proposito di dollaro ed in particolare di rapporto euro/dollaro, la prima parte dell’ipotesi formulata la scorsa settimana si è realizzata. Parliamo del forte rimbalzo dell’euro fino oltre quota 1.3230. Ora vedremo se si realizzerà anche la seconda parte della nostra visione delle cose, ovvero quella che vedeva nel movimento un semplice rimbalzo e non un vero e proprio cambio di direzione. La perdurante presenza, nello scenario, di fattori di rischio molto elevato e che potrebbero materializzarsi di nuovo all’improvviso, come già avvenuto troppo spesso in passato, impone prudenza. Anche lo scorso anno i traders ignorarono a lungo qualsiasi fattore negativo per rendersi conto solo in primavera-estate della realtà della situazione, ma in modo rapido ed estremamente traumatico. Le nostre previsioni della scorsa primavera, peraltro, si rivelarono nella giusta direzione.
Infine, se quello in atto si rivelasse davvero un cambio di direzione (e non un rimbalzo) verso un nuovo ciclo rialzista, occorrerebbe una più attenta osservazione degli sviluppi dell’economia reale e soprattutto far tornare alla memonia le troppo frequenti anomalie del passato, dopo il 2008 (ma anche prima) ravvisabili in cicli fortemente positivi seguiti da cadute violente che regolarmente mettevano in discussione la solidità dei passi compiuti in precedenza.
Per ora i premi sul fisico non sembrano esprimere alcuna tensione particolare ma, ricordiamo, l’assenza dei cinesi è stata certamente un fattore fondamentale. Si aggiunga inoltre che per parte della settimana erano assenti anche gli operatori di Singapore, Corea e Malesia.
Quanto all’alluminio si è tornati a parlare di tempi d’attesa presso alcuni magazzini LME dove la situazione non sarebbe risolta. Tale fatto provocò polemiche e tensioni (anche di prezzo, parrebbe…) lo scorso anno, anche perché questa vicenda fu inquadrata in una più grande e relativa all’acquisto di quote rilevanti della proprietà di molte società titolari di magazzini autorizzati dalla borsa londinese dei metalli, da parte di grandi istituzioni finanziarie. Per il resto, i corsi petroliferi, con la loro costante incapacità di varcare in modo stabile quota 102 $ (WTI) non stanno favorendo particolarmente l’alluminio che, dal canto suo, continua a vivere una situazione di particolare pesantezza delle scorte. Lo spunto rialzista dei prezzi potrebbe essere prossimo ad esaurirsi.
Buoni rialzi per piombo, zinco, nichel e stagno che hanno offerto livelli d’ingresso più interessanti e meno rischiosi rispetto a rame ed alluminio. Cali di scorte, rinnovate tensioni sull’offerta indonesiana, in un mercato meno liquido e più facilmente orientabile anche da pochi operatori stanno portando lo stagno verso la soglia minima desiderata dagli esportatori asiatici.
Quanto al rame, gli ottimisti continuano a far leva su possibili diminuzioni sul versante dell’offerta, anche se per questo occorre che il quadro generale dei mercati, ma soprattutto dell’economia, migliori sensibilmente. Troppi scioperi presso siti minerari molto importanti, infatti, sono stati decisamente ignorati anche di recente da un mercato attraversato da tensioni troppo forti.
Altro aspetto delicato sarà quello legato allo sviluppo economico cinese ed in questo caso il nuovo orientamento di politica monetaria della People’s Bank of China potrebbe contribuire a spingere le quotazioni. La nostra opinione per il breve, tuttavia, resta che la vera variabile decisiva sarà ancora il comportamento del dollaro, più ancora delle prospettive, per ora poco rosee, del settore immobiliare cinese.
In proposito, poi, occorre ricordare sempre che i metalli non ferrosi ed in particolare il rame, sono stati soggetti nel recente passato a fortissime correnti d’acquisto dovute a fattori che poco o nulla avevano a che fare con i consumi reali. Abbiamo regolarmente riferito in merito, lo scorso anno, a proposito di questioni di vario genere tra cui anche quella importantissima e relativa ai copiosi acquisti cinesi di metalli come parte di un complesso meccanismo finalizzato in realtà all’ottenimento di credito bancario (in una situazione di politica ancora restrittiva). Insomma, di nuovo niente a che vedere con i consumi reali…
Nuovi stimoli monetari dalla Fed ed il recente cambio di orientamento della politica monetaria cinese erano sul nostro radar dalla scorsa estate ed in tal senso abbiamo potuto fornire ai nostri clienti anticipazioni molto utili.
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