ALBERTO FORCHIELLI A MERCATI E FUTURO CONTINUIAMO A INVESTIRE IN AZIENDE ITALIANE

Nei giorni scorsi abbiamo avuto due lunghe conversazioni telefoniche con Alberto Forchielli di Mandarin Capital Partners, di cui abbiamo raccolto l’opinione sull’attuale situazione degli investimenti internazionali, con particolare attenzione all’Italia e alla capacità del nostro Paese di attirare capitali.

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Alberto Forchielli
Alberto Forchielli,
partner fondatore di Mandarin Capital Partners
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L’intervista era destinata, soprattutto, ai nostri clienti, cui è stata inviata direttamente e alle tante imprese che da anni  seguono le nostre attività ed iniziative.

Confidando di far cosa gradita, pubblichiamo il sintetico resoconto che segue, anche per i lettori di Mercati & Futuro, con l’avviso che presto torneremo, insieme ad Alberto, su questi ed altri argomenti di grande interesse.


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MercatieFuturo intervista Alberto Forchielli

M&F

Alberto, dal tuo punto di osservazione, qual è attualmente il comportamento degli investitori internazionali, quali le tendenze in essere, in questo momento, nel mondo?

A.F.

Il livello degli investimenti internazionali, attualmente, è bassissimo, c’è molta  incertezza e un eccesso di capacità produttiva; le imprese non sono incentivate ad avventurarsi in nuove iniziative. Preferiscono acquistare azioni proprie. Cospicue eccedenze di cassa non vengono investite, la spesa in conto capitale è inferiore all’ammortamento. Si preferisce aspettare, stare a  guardare, dedicarsi a ristrutturazioni e accorpamenti, osservando attentamente gli sviluppi della situazione.

M&F

La capacità italiana di attirare investimenti esteri è migliorata o peggiorata? Quali settori della nostra economia sono oggi privilegiati dagli investitori e quali, invece, le Vostre preferenze?

A.F.

Dal punto di vista degli investimenti greenfield siamo a zero; sono in atto fusioni e acquisizioni dovute, soprattutto, al fatto che le aziende italiane costano poco. Nel mondo si paga 10 volte l’Ebitda, da noi 7-8. Gli italiani sono sfiduciati, hanno deciso di rinunciare a competere e dall’estero i compratori non si lasciano sfuggire le occasioni di acquistare le nostre migliori produzioni, ogniqualvolta si presentano. Quanto ai nostri investimenti, in questo momento non siamo interessati all’automotive, né all’acciaio. Preferiamo chimica, farmaceutica, parte della meccanica, ma stiamo iniziando a guardare all’alimentare.

M&F

Data la forte competitività del contesto internazionale, quali sviluppi futuri vedete per l’industria manifatturiera italiana legata alla trasformazione dei metalli e per la meccanica?

 A.F.

Questi settori, a mio avviso, sono stati già abbastanza falcidiati, non scommetterei su altre gravi perdite. Direi, inoltre, che il just in time e la logistica conteranno molto. Non tutto si può produrre a 10.000 chilometri di distanza. Tenuto conto del fatto che le capacità della manodopera italiana sono decisamente buone e i costi sono molto diminuiti, è ragionevole pensare che questi settori resisteranno. Altro problema è chi sarà il padrone in futuro, se sarà un italiano.

 M&F

L’export delle migliori produzioni italiane, in ogni campo, è ancora vitale. Da questo punto di vista, che interesse avete verso la nostra industria agroalimentare?

 A.F.

Sul tema delle nostre eccellenze alimentari c’è molta retorica. Abbiamo ottimi prodotti, ma non penso che diventino una componente fondamentale del nostro export. E poi c’è poca fantasia, noi italiani potremmo fare molto altro, ma c’è troppa sfiducia, rassegnazione, mancanza d’ iniziativa.

M&F

Caratteristiche fondamentali delle aziende in cui vorreste investire?

 A.F.

Siamo interessati ad acquistare aziende italiane di medie dimensioni, con grandi potenzialità in termini di export e determinate ad iniziare un processo di internazionalizzazione. Guardiamo ai settori frammentati, che si prestino a una grande strategia di build-up.  Cerchiamo aziende orientate ad espandersi sul mercato internazionale, non solo in Cina e nell’area asiatica, ma dovunque ci sia una domanda potenziale dei loro prodotti.

M&F 

La crisi del credito ha colpito la tendenza delle aziende italiane ad appoggiarsi alle banche. Il futuro, probabilmente, è di chi saprà muoversi indipendentemente dal credito bancario, trovando investimenti sul mercato aperto. Quale il tuo pronostico sull’esito di questa inevitabile tendenza, per le aziende e per il sistema bancario italiano?

A.F.

La crisi del credito ha colpito le aziende più deboli. Alle aziende che vanno bene non importa delle banche, quelle che hanno fondi ci mettono poco a disintermediare. La crisi ha portato ad una selezione utile, dal punto di vista della capacità di competere nel mondo. Quanto alle banche italiane finiranno anche loro comprate. Si porterà a termine un processo già in atto, vista la presenza straniera nel capitale. Impossibile sopravvivere nell’attuale economia italiana avendo, al tempo stesso, un ruolo nella finanza internazionale.

Mario Galli

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