Materie Prime: ancora valide le ragioni dello storico boom dei prezzi?

I mercati azionari ed obbligazionari mondiali attraversano un momento particolarmente favorevole, spinti da attese positive sulla soluzione della crisi europea e dalla abbondante liquidità nel sistema bancario, ma i prezzi di certi beni reali quotati, come i metalli industriali e, più in generale, le materie prime maggiormente legate all’andamento economico, non partecipano a questa tendenza con la forza di un tempo. Lo stesso si può dire per i metalli preziosi. Per evitare complicazioni e confusione restringeremo il campo alle sole materie prime maggiormente legate ai cicli economici, senza occuparci di altri beni diversamente correlati al tono dell’economia, come i prodotti agricoli, per le quali la situazione richiederebbe differenti considerazioni e puntualizzazioni.

Lo stesso settimanale statunitense Barron’s, Bibbia di Wall Street, in un interessante articolo di ieri dal cauto titolo “Commodity Confusion”, argomentando a proposito degli strumenti finanziari denominati “ETF” (Exchange Traded Funds), pone alcuni interrogativi sulle future potenzialità del settore delle materie prime rispetto ad altri tipi di investimento.

Negli scorsi anni, al contrario, il complesso delle materie prime ha letteralmente dominato la scena del mercato finanziario, imponendosi alla attenzione di investitori grandi e piccoli e spiazzando gli operatori del settore che non avevano grande dimestichezza con la finanza. L’andamento dei prezzi delle commodities (quotate e non) ha a lungo sovraperformato rispetto a quello di altre classi di beni ben manifestando, tra l’altro, un nervo scoperto dell’attuale scenario economico-finanziario, ovvero lo stato di incertezza in cui versa il sistema valutario ed il sensibile deterioramento della fiducia nelle monete cartacee, prive di riferimento aureo ed espressione di politiche monetarie estreme, in senso espansivo.

Ricordiamo bene, tra l’altro, come siano state proprio le materie prime ad anticipare la ripresa delle borse (e dell’economia) a seguito della grande crisi del 2008, a segnalare l’inversione di tendenza dei mercati finanziari già da fine 2008, mentre i mercati azionari ricominciarono a salire solo da marzo 2009 (tutto ciò secondo una nostra precisa previsione, peraltro).

Per comprendere la ragione dell’attuale fase di minor forza dei prezzi delle commodities più legate ai cicli economici, rispetto agli altri mercati, occorre fare riferimento, principalmente, alle principali cause del rialzo dei prezzi delle materie prime stesse, nell’ultimo decennio, allo scopo di verificare cosa sia cambiato. I corsi delle materie prime, a partire dai primi anni 2000 hanno reagito con vigore e con uno storico rialzo, in coincidenza, a nostro avviso, dei cinque fondamentali fattori sotto indicati:

– un rilevante squilibrio domanda-offerta derivante soprattutto dallo sviluppo cinese (inizialmente sottostimato) e legato all’assenza di forti investimenti nella produzione di materie prime, nei decenni precedenti, visti i prezzi stabili o in discesa;

politiche monetarie sempre più generose al fine di sostenere la componente finanziaria dell’economia e la domanda per consumi, anche attraverso finanziamenti, in un contesto di redditi decrescenti (nell’Occidente industrializzato) causato dalla globalizzazione del mercato del lavoro e degli investimenti (che si sono rapidamente diretti a est, con la fine del rischio comunista);

– la finanziarizzazione delle materie prime (legata al fattore precedente), originata dall’eccesso di capitali nel sistema finanziario che aveva costante bisogno di nuovi sbocchi, di nuove aree dove andare a cercare valore, rispetto alla perdita di potere d’acquisto del denaro stesso, stampato in quantità crescenti dalle banche centrali;

– la situazione di crisi del dollaro (nata da storici squilibri economico-finanziari USA) come moneta di riferimento per il sistema internazionale dei cambi e, in quanto tale, come mezzo di scambio utilizzato per trattare le materie prime sui mercati internazionali – la svalutazione del dollaro ha privato produttori e commercianti di materie prime di un riferimento certo e stabile, portandoli a richiedere costantemente un numero maggiore di unità del medesimo dollaro per scambiare le loro merci;

– la ridefinizione delle aree d’influenza politica delle maggiori potenze, nel mondo post guerra fredda, con un’evidente ambizione cinese ad ampliare le proprie possibilità di reperire, senza difficoltà (e senza dipendere da nessuno), le materie prime necessarie al proprio apparato produttivo.

L’azione combinata di questi fattori, soprattutto, ha portato alla crescita delle quotazioni delle materie prime (così come di quelle di metalli preziosi e dei beni reali in genere) negli anni. Per valutare le attuali prospettive dei prezzi delle commodities sui mercati internazionali occorre ora verificare se ed in quale misura tali fattori siano ancora pienamente operanti o se lo scenario corrente abbia subito modificazioni tali da influire, in modo diverso o soltanto contingente, sui corsi di mercato di beni come, ad esempio, ferro, rame, alluminio, petrolio, ma anche oro, argento (o prodotti agricoli).

Le considerazioni espresse sopra sono state tratte da analisi condotte nell’elaborazione della nostra reportistica annuale sulle future tendenze dei mercati di alcune materie prime. Le nostre risposte agli interrogativi sul futuro di tali beni costituiscono materiale riservato, in via esclusiva, ai nostri clienti.