Annotazioni per fine 2011: rame e dollaro

Cominciamo il promesso aggiornamento previsionale per tutte le materie prime che stiamo seguendo salvo che, per ragioni di tempo, dovremo spezzare il contributo in più parti. Cominciamo con rame e dollaro.

I prezzi del metallo rosso hanno ormai consolidato le recenti scosse mantenendosi al di sopra di quota 7.000 ed avendo riguadagnato e superato l’importante livello di 7.500$ (LME 3 mesi). Con il dollaro di nuovo in difficoltà ed un clima complessivamente migliore, su tutti i mercati, l’evoluzione più verosimile sembrerebbe quella di una continuazione della ripresa dei corsi fino ad attaccare valori posti in zona 8.000. Dopo le fasi più traumatiche di settembre avevamo ipotizzato, per le settimane successive, un andamento dei prezzi tra 6.500 e 8.090 $ e sembrerebbe venuto il momento di guardare all’approssimarsi dei massimi di detta fascia di prezzi. Ricordiamo le nostre previsioni della primavera scorsa per prezzi di 7.500-8.000 $ quando questo metallo si trovava nell’area dei 10.000 $. Sul versante di questo specifico mercato, di recente, si è di nuovo parlato di ritorno d’interesse dalla Cina, con un mercato dei premi tonico in Asia e sull’onda dei dati dell’import di settembre, ai massimi da 16 mesi. Molta curiosità ed interesse si sono generati a seguito delle notizie circa l’entità delle scorte complessive in Cina, anche quelle non ufficiali, con tutte le “speculazioni” del caso, mentre alcune importanti istituzioni finanziarie hanno continuato a ribadire le loro opinioni positive sul futuro del rame (come di altre materie prime) per il prossimo futuro, citando scioperi nel settore minerario, rarefazione dell’offerta e futura ricostituzione delle scorte aziendali.

Per questo metallo non possiamo sbilanciarci eccessivamente, in questa sede, sulle nostre ipotesi future riferite al prezzo, trattandosi di materia riservata ai nostri clienti per i quali, come sempre, abbiamo elaborato uno scenario annuale. Vogliamo rammentare, tuttavia, un punto interessante ed ancora abbastanza trascurato dalle cronache, ovvero il fattore relativo agli acquisti cinesi ed importazioni di metallo legate a tutto tranne che ai consumi reali. In particolare, il fenomeno di recente emerso della domanda di materie prime finalizzata ad ottenere credito bancario, in Cina, eludendo le ora più rigide e restrittive condizioni dei prestiti bancari. Tale fenomeno potrebbe aver richiamato l’attenzione della banca centrale cinese che, nella sua recente manovra di fine agosto sembrò prender di mira anche tale pratica (parrebbe diffusissima anche tra operatori completamente estranei al settore). Ne parlammo fino dalla scorsa primavera, appena si diffusero certe voci. Richiamiamo il nostro articolo in merito. Ora, dal momento che le nuove disposizioni della People’s Bank of China non avevano vigore immediato, ma ampiamente differito nel tempo, potrebbe essersi aperta una nuova e forse ultima “finestra” temporale per ricorrere a certi schemi alla cui base ci sono importazioni e domanda di materie prime, tra cui il rame.

Pur con tutta la prudenza del caso, pertanto, trattandosi di materia abbastanza nebulosa, così come quella che riguarda le scorte non ufficiali, converrà mantenersi attenti e vigili per il futuro, soprattutto in presenza di eventuali ritorni di fiamma per i prezzi del metallo rosso, che potrebbero essere legati non solo a domanda per consumi.

Per quanto attiene al dollaro ed in particolare al rapporto euro/dollaro, ricordiamo di nuovo la nostra previsione della scorsa primavera per quotazioni tra 1.2900 ed 1.2800 entro l’anno. Per il momento, tuttavia, il cambio ha continuato a recuperare terreno e raggiunto da poco l’area 1.3900. Che si tratti di nuovo d’interesse dall’Asia (in particolare banche centrali e fondi sovrani) oppure di un clima più sereno per i mercati finanziari, la moneta europea riesce ad approfittare di una diffusa debolezza del dollaro, ben visibile soprattutto sui cambi con le monete australiana, canadese, neozelandese. Il futuro a breve e medio termine, a nostro avviso, è legato da un lato alla possibile adozione di nuove misure di sostegno a stati e banche sulle quali c’è una crescente attesa in vista del prossimo vertice europeo di Domenica 23 e del G20 del 3 novembre. Se poi ci dovessero essere anche interventi dall’Asia, a favore dell’euro, questo fatto potrebbe contribuire a distendere i nervi del mercato, soprattutto nel caso d’ennesimo incagliamento delle iniziative politiche europee; d’altro canto, dal punto di vista del dollaro, l’eventuale approvazione americana del disegno di legge sulla detassazione dei capitali detenuti all’estero, di cui riferimmo qui, cambierebbe sostanzialmente le condizioni di un mercato che vede una perdurante lotta tra perdenti (ovvero la nostra moneta e quella statunitense) con una prevedibile fiammata del dollaro, nei prossimi tempi.

Appena possibile torneremo con la seconda parte…

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