Metalli e petrolio, prezzi in ripresa, a spese del dollaro

Risveglio delle quotazioni dei metalli non ferrosi, dopo la fase di consolidamento dei giorni scorsi. I prezzi ricominciano a muoversi al rialzo, con decisione, coinvolgendo tutto il comparto. Il ritorno al lavoro degli operatori cinesi, dopo una settimana di festività, un clima più disteso su tutti i mercati ed una rinnovata debolezza del dollaro sostengono il movimento.

Per quanto attiene al rame, nonostante le continue tensioni sindacali presso alcuni tra i maggiori siti minerari del mondo, i prezzi erano rimasti relativamente depressi, a causa delle vicende della crisi in zona euro e di dubbi sulle future potenzialità della congiuntura cinese. Notizie simili (scioperi, tensioni sindacali) in passato, avrebbero letteralmente fatto volare le quotazioni ma, le “ferite” recenti, causate dalla pesantissima ondata di liquidazioni degli ultimi tempi, continuano a tener lontani molti traders. Con prezzi LME a 3 mesi di nuovo sopra 7.500 $, l’obbiettivo 7.800-8.000 potrebbe essere a portata di mano, anche se, nell’attuale clima di tensioni non risolte, ma momentaneamente sopite, i venditori potrebbero essere in attesa in area 8.090$ e colpire all’improvviso. Un andamento in range tra 6.800 e 8.090 era quanto ipotizzato per i nostri clienti a seguito delle recenti e drammatiche turbolenze che hanno investito i mercati.

Le quotazioni dell’acciaio sono vittime di una lenta erosione ma, di fatto, continuano a permanere dove ipotizzammo lo scorso 18 settembre, in area 550 $ (per le billette LME a 3 mesi).

Alluminio: recupera sensibilmente, complici il tono delle quotazioni petrolifere ed ancor più, parrebbe, certe vicende ancora legate a quella che è stata chiamata la “guerra dei magazzini”. Riaffiora la backwardation, resta aperta la grande e vecchia questione “scorte” ed in particolare l’entità di queste ultime vincolate a deals di natura finanziaria. Ricordiamo per l’ennesima volta che la nostra ipotesi per fine anno, con riferimento a questo bene (comunicata qui in via del tutto eccezionale) era ed è per prezzi in area 2.200 $.

Petrolio: propenderemmo per un andamento in range 85-90 $. Tra l’ipotesi di una netta violazione del valore di 90 e ritorno a quota 100 e quella di una nuova discesa continuiamo a preferire la seconda.

Poco da dire su nichel, zinco, piombo, stagno, per i quali rimandiamo agli articoli precedenti. Le cose, in effetti, stanno andando come ipotizzato, senza grandi sorprese.

Qualche sorpresa invece la riserva il nostro euro, tornato di nuovo a 1.3800. Chissà se c’entrano ancora una volta i cinesi…

In effetti ciò farebbe pensare all’ipotesi formulata qualche tempo fa, di una nuova e più bassa fascia di valori capace di contenere i movimenti (1.4060-1.3000 contro la precedente di circa 1.4600-1.4100) temporaneamente. Il netto rialzo di dollaro australiano, canadese, neozelandese ripropone l’idea del ritorno di una  certa propensione al rischio, favorendo la ripresa dell’euro. In ogni caso ricordiamo che il nostro obbiettivo da primavera scorsa era di quotazioni tra 1.2900 ed 1.2800.

Oro: stretto tra una vera e propria barriera di 1.595 $ e resistenze nell’area 1.660-1.680 finirà ovviamente per rompere in una direzione o nell’altra. Non stupirebbe una dinamica di ritorno a quota 1.750 $ prima di altre discese, soprattutto in presenza di euro/dollaro di nuovo in zona 1.4000. Un eventuale proseguimento ulteriore della dinamica rialzista, al contrario, potrebbe implicare la necessità di una revisione della nostra idea di un futuro di ribassi per le quotazioni.