Euro, Yen, Dollaro, commento al mercato

Brusco risveglio e ritorno alla realtà per coloro che pensavano di nuovo a mercati a senso unico. Lo yen corre e sfonda la soglia di 80.00 per un dollaro, ancora  in zona intervento delle banche centrali. Tempi difficili per coloro che avevano pensato alla fine dei rialzi per la valuta nipponica, dopo l’intervento congiunto delle maggiori banche centrali, a metà marzo. Tra poche ore il Giappone tornerà al lavoro, dopo la lunga festività della Golden Week, e i mercati riapriranno con un problema in più. La percezione di una maggior solidità rispetto a dollaro ed euro, flussi di rimpatrio di capitali investiti all’estero e forse attese di eventuali provvedimenti fiscali finalizzati a spingere l’economia colpita dall’immane tragedia di marzo, continuano a spingere lo yen ed a questo punto livelli in zona 75.00-70.00 per il tasso di cambio USDJPY potrebbero diventare realtà.

L’euro cade violentemente, dopo le parole di Trichet e l’omissione dell’atteso “strong vigilance” sull’inflazione. In realtà, da qualche tempo, si percepiva una certa fatica della moneta unica, sulla strada  rialzista. Sembra quasi che per una pesante caduta mancasse il solo ed ultimo requisito (indispensabile…) di un più diffuso ottimismo sulle prospettive future, visto che i mercati hanno a lungo esitato, durante il rialzo dell’euro, sulla base di più che ragionevoli preoccupazioni sul futuro dell’eurozona. Insomma è bastato che si cominciasse a sussurrare della solita corsa senza freni verso chissà quali obbiettivi a sortire l’effetto opposto, come sempre…E adesso? Non è un mistero che continuiamo a preferire l’ipotesi ribassista, con obbiettivo di almeno 1.2900. Se così sarà effettivamente, potremmo trovarci ad un bivio, con lo yen ancora in rialzo per i motivi sopra indicati, ma il franco svizzero (l’altro vincitore degli ultimi anni) in sensibile ribasso.

Il dollaro USA riesce finalmente a menare qualche fendente a dollaro australiano, neozelandese, canadese, ormai da tempo fuori controllo, sull’onda di una propensione al rischio in pieno stile anni 2000. Queste valute, da sempre legate all’andamento dei prezzi di certe materie prime (soprattutto rame, ferro, petrolio) e preziosi (oro) potrebbero avere la peggio, in caso di continuazione della fase correttiva in atto per metalli di base, preziosi e commodities in generale. Discorso simile per real brasiliano e rand sudafricano.

Vedremo se, nei prossimi tempi, si tornerà a parlare seriamente anche di rivalutazione dello yuan cinese (in funzione di difesa dall’inflazione) ed il repertorio delle sorprese sarà completo.