Rame e Alluminio, le nostre previsioni di un anno fa

Pubblichiamo qui di seguito, a distanza di un anno, alcune nostre analisi/previsioni riferite a metalli non ferrosi e materie prime, contenute nel Report Annuale 2014 (aggiornamento mensile 27 aprile 2014), in modo che i lettori possano verificare quanto comunicato ai nostri clienti 12 mesi fa:

PREVISIONE RAME  (3 mesi LME)

La previsione di prezzo di aprile 2014, a 12 mesi (aprile 2015) era di un movimento tra:
7.580 e 5.800 $.

PREVISIONE ALLUMINIO PRIMARIO  (3 mesi LME)

La previsione di prezzo di aprile 2014, a 12 mesi (aprile 2015) era di un movimento tra:
1.920 e 1.670 $.

SCENARIO INTERNAZIONALE (aprile 2014)

(fattori positivi e negativi per prezzi delle materie prime)

– Il recente recupero dei prezzi dei metalli industriali dai minimi dell’anno non è da attribuirsi a migliorate prospettive di crescita economica, ma a rinnovate speculazioni su possibili nuove misure di stimolo all’economia da parte del Governo cinese, oppure alle limitazioni all’export introdotte dai governi di alcuni paesi produttori. La tendenza positiva del mercato potrà continuare ancora un po’, anche per il ritorno all’opera da parte di fondi specializzati, fondi speculativi ed altri investitori finanziari. E’ inevitabile, tuttavia, che ad un certo punto i prezzi ritornino a fare i conti con i fondamentali e con l’economia reale, soprattutto cinese.

– La politica monetaria dei maggiori Paesi occidentali e del Giappone dovrebbe continuare con il medesimo orientamento visto finora e, nonostante le possibili riduzioni degli acquisti di titoli dal settore bancario negli USA, vere e proprie restrizioni monetarie restano molto improbabili. D’altro canto, nessuna tendenza pericolosamente inflazionistica dovrebbe modificare le attuali aspettative per l’anno in corso, continuando a sostenere i mercati e la componente finanziaria dell’economia.

– Le economie emergenti si trovano ora in una situazione più stabile, dopo un forte calo dell’attività economica (che ancora non accenna a recuperare in modo significativo). Qualora tale situazione si mantenga stabile e si creino le condizioni per un graduale miglioramento della congiuntura, i riflessi sui prezzi delle materie prime si faranno sentire, anche se meno fortemente che in passato. In ogni caso, tuttavia, non vediamo per gli emergenti una ripresa particolarmente rapida né pronunciata, preferendo ancora una visione cauta.

– Tagli produttivi e restrizioni destinate a rimuovere parte dell’offerta dal mercato potrebbero ancora verificarsi e contribuire a far salire le quotazioni dei metalli. Tendenze di tipo protezionistico, finalizzate a salvaguardare la situazione interna di alcuni Paesi potrebbero influire in tal senso. Inoltre, crescenti tendenze di tipo nazionalistico (in particolare in Africa), limitando l’operatività delle imprese straniere, potrebbero restringere l’offerta. In alcuni Paesi del Sudamerica, peraltro, potrebbero essere modificate in senso peggiorativo la politica delle quote e l’imposizione fiscale sulle aziende straniere operanti nel settore minerario, con conseguente riduzione delle attività.

– Le crisi finanziarie e politiche in atto in diversi Paesi e mercati emergenti stanno modificando la percezione dei rischi da parte degli investitori internazionali che, ad un certo punto, potrebbero  dirottare nuovamente i capitali verso l’Occidente, alla ricerca di una maggior sicurezza e tranquillità. Dopo parecchio tempo la  nostra opinione su USA ed Europa è migliorata e riteniamo molto probabile un riequilibrio delle tendenze della globalizzazione di nuovo a vantaggio dei maggiori Paesi occidentali, nonostante il fatto che la crisi strutturale in atto nei medesimi sia ancora in corso ed ancora soltanto in una fase iniziale.

– La svalutazione del dollaro verso euro non sta incidendo significativamente sul comportamento delle materie prime e, in particolare, dei metalli di base. In questa fase, infatti, sembra essere in atto un riequilibrio valutario dopo la pesante crisi che ha coinvolto la zona euro negli scorsi anni e questo fatto ha ridato vigore alla moneta europea per il ritorno degli investitori. Nonostante ciò, il dollaro resta forte contro le altre monete, salvo rare eccezioni, impedendo una rivalutazione dei corsi delle materie prime, nella loro tipica correlazione inversa rispetto alla moneta americana. Quanto sopra spiega anche perché l’euro non scenda nonostante la crisi in corso in Ucraina.

– Le quotazioni del Baltic Dry Index (misura dei costi del trasporto marittimo delle più importanti merci non liquide) permangono su valori estremamente depressi e non lontani dai minimi dello scorso anno, registrati nella primavera. Tenuto conto che i valori correnti sono nell’area 950 punti e che i minimi storici assoluti furono in area 600, mentre le quotazioni di prima della crisi 2008 giunsero in zona 12.000, si può facilmente dedurre da questo affidabile indicatore che qualunque ripresa solida e sostenibile dell’economia internazionale è ancora lontana e molto improbabile, nel breve-medio termine.

– Il driver fondamentale per i prezzi delle materie prime più legate al ciclo economico continua ad essere la Cina. Anche un recupero del tono congiunturale in Europa e Stati Uniti non potrà influire molto sull’andamento dei prezzi delle commodities e comunque non in modo duraturo. La situazione dell’economia cinese evidenzia ancora molti nodi critici, mentre gli indicatori economici appaiono particolarmente deboli, ancora una volta in accordo con le nostre previsioni formulate lo scorso anno.

 – La Crisi Ucraina e più in generale la situazione geopolitica continueranno a lungo a dominare lo scenario mondiale. Se da un lato ciò potrà compromettere la crescita economica, dall’altro tale fatto avrà ripercussioni positive per l’Occidente, per il ritorno di investimenti verso Stati Uniti ed Europa occidentale, a discapito dei Paesi emergenti. Un ridimensionamento delle tendenze della globalizzazione è possibile, così come una maggior chiusura dei mercati, in prospettiva. Si veda anche la colonna a sinistra.

– La Cina e più in generale i Paesi BRICS si trovano in una fase di delicata transizione verso nuovi modelli economici meno legati a produzione-esportazione. Inoltre tali Paesi dovranno affrontare le inevitabili trasformazioni politiche derivanti dai cambiamenti delle loro società, soprattutto nell’ultimo decennio. In tale situazione, secondo la nostra opinione, i tassi di crescita a due cifre registrati nel passato resteranno un ricordo e la congiuntura nelle aree emergenti non sarà di grande aiuto alle quotazioni delle commodities. Riteniamo pertanto che, in assenza del decisivo supporto dei BRICS, i mercati delle materie prime più legate ai cicli dell’economia, nel 2014, dovrebbero avere un andamento meno nervoso e volatile e potrebbero tornare a muoversi seguendo i fondamentali nel breve termine, più che le attese future di sviluppo dell’economia internazionale. Ciò vale qualora la congiuntura in Asia rimanga almeno stabile. Tuttavia, qualora i processi di trasformazione delle economie emergenti abbiano un’evoluzione meno ordinata e tranquilla del previsto, dando luogo, ad esempio, a fatti destabilizzanti per economia e mercati (tra cui al primo posto occorre citare la possibilità di una crisi finanziaria e bancaria in Cina) ci potranno essere conseguenze estremamente pesanti, soprattutto per i prezzi delle materie prime.

 – Ricordiamo nuovamente che gli obiettivi prioritari del 12° piano quinquennale cinese (2011-2015) sono crescita sostenibile, miglioramento dell’attività industriale, promozione dei consumi interni. In passato e con grande anticipo abbiamo ripetutamente rilevato come tali fattori sarebbero stati negativi per le quotazioni delle materie prime.

– Ci sono ancora condizioni che fanno pensare a eccessi di offerta delle materie prime più legate ai cicli economici, per il 2014, anche se la situazione sembra destinata ad un progressivo miglioramento, soprattutto per i metalli diversi da rame ed alluminio. Ciò vale anche per il petrolio e carbone che non sembrano destinati ad un particolare aumento dei prezzi né a condizioni di mercato particolarmente volatili.

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