Euro-Dollaro, nota delle ore 09:00

L’accanimento dei venditori si è interrotto bruscamente ieri, dando luogo ad un rimbalzo che ha travolto la parte ribassista del mercato, costringendola alla fuga. Se nei giorni precedenti era stato il morbido atteggiamento della Bce sul futuro della politica monetaria (unito ad un ulteriore deterioramento delle aspettative sulla crisi europea) a scatenare la forte ondata ribassista che aveva portato la nostra moneta nei pressi di quota 1.2750, le dichiarazioni di Bernanke di ieri hanno sortito l’effetto opposto, innescando diffuse ricoperture di posizione in massa ed un’ascesa violenta fino in zona 1.3200. Le parziali rettifiche e precisazioni di nuovo in senso espansivo, da parte della Federal Reserve e l’inequivocabile posizione di Draghi, nei giorni scorsi sono dunque i due principali fattori di cui tener conto nel breve termine ed in attesa di nuovi sviluppi economici che possano confermare o rimettere in discussione gli atteggiamenti dei due banchieri centrali.

A questo punto due considerazioni s’impongono: da un lato quella che riguarda i mercati estivi, di regola meno liquidi ed a volte preda d’incursioni speculative, dall’altra quella dei più recenti orientamenti di Bce e Fed, con la conclusione che il cambio potrebbe muoversi all’interno di un range 1.3150 – 1.2850, nei prossimi tempi.

A questo punto, dopo la rimozione degli stops dei rialzisti come dei ribassisti, il mercato dovrebbe essere stato riequilibrato e potrebbe esser pronto per un andamento forse volatile ma, verosimilmente, all’interno della fascia di valori sopra indicata che, per il momento, sembrerebbe risultare gradita alla Bce, come alla Fed.

L’ovvia ragione dietro i recenti commenti di Fed e Bce sembrerebbe quella di impedire il formarsi di attese eccessive e rapide circa il rialzo dei tassi di mercato, oltre a movimenti dei cambi troppo pronunciati, verso valori ritenuti insostenibili per le rispettive economie. Tale fatto, tuttavia, non dovrebbe mutare l’evidente divergenza sorta tra l’atteggiamento del banchiere centrale americano rispetto alla sua controparte europea.

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