Euro-Dollaro: buon inizio d’anno, ma i motivi di cautela permangono
Il rasserenamento del clima della situazione finanziaria e politica europea (non ancora di quella economica, sfortunatamente) ha consentito all’euro di imporsi sulle altre valute, negli ultimi mesi. Il cambiamento dell’umore e del sentimento dei mercati sulla nostra moneta ha favorito un sensibile recupero dell’euro stesso, degli indici di borsa, dei titoli di stato dei Paesi maggiormente coinvolti nella crisi del debito.
Il movimento dei prezzi è avvenuto in modo (apparentemente) paradossale, a partire dalla scorsa estate, mentre era in corso una delle fasi più drammatiche della crisi del debito, con un nero pessimismo sul futuro dell’Euro Zona. Gli ultimi mesi hanno portato un salutare riequilibrio del sentimento degli operatori verso l’euro (e di conseguenza nei confronti di tutti i mercati) ed un riposizionamento molto più equilibrato tra rialzisti e ribassisti.
A partire dall’autunno, un moderato ottimismo sulla possibilità di ripresa economica cinese così come sulle prospettive della situazione negli Stati Uniti d’America, ha contribuito ad alleggerire ulteriormente lo scenario globale dalle pesantezze del secondo trimestre 2012, consentendo la ripresa dei mercati ancora in atto ad oggi, con indiretto beneficio dell’euro.
Cosa c’è in serbo di nuovo, ora? Quali tendenze prevarranno, in questo primo trimestre 2013?
Prendendo l’euro come efficace indicatore del sentimento dei mercati e della propensione al rischio, in prospettiva futura, occorre riconsiderare i fattori finanziari, economici, politici, positivi e negativi, tali da condizionare lo scenario di questa prima parte del 2013. Di seguito ci limiteremo ad indicarne qualcuno tra i più importanti, essendo impossibile una disamina completa e articolata, in questa sede.
Sul versante dei fattori finanziari positivi, a favore e supporto alla nostra moneta, occorre aggiungere oggi un’importante novità: la spinta decisiva della recente debolezza dello yen anche nei confronti dell’euro ha, verosimilmente, contribuito al sorprendente vigore dell’euro stesso. Il supporto dell’Asia in generale, con precise dichiarazioni d’intenti o con i fatti (ad. es. possibile partecipazione al fondo ESM) continuerà ad essere un valido motivo di fiducia nel prossimo futuro della moneta unica. Si pensi, in tal senso, alla perdita di competitività cinese derivante da un rafforzamento dello yuan sull’euro (come durante la crisi estiva). Nello stesso senso potrebbe agire (in futuro) una ritrovata forza dell’euro nei confronti del franco svizzero, moneta che ha attirato enormi flussi finanziari come bene rifugio, mettendo ripetutamente in difficoltà la banca centrale elvetica. Un alleggerimento di queste tensioni sarebbe, ovviamente, fortemente benefico per l’euro (anche qualora eventuali arretramenti del franco avvenissero in modo generalizzato, a partire dal dollaro USA).
Allo stesso modo, la ripresa delle quotazioni dell’euro verso la sterlina e nei confronti delle cosiddette commodity currencies (dollaro australiano, canadese, neozelandese), monete importanti nella valutazione del livello di propensione/avversione ai rischi sul mercato, ha influito con decisione anche sulla ripresa del cambio euro-dollaro.
Il permanere di una situazione di grave difficoltà per i conti pubblici americani, al di là del recente accordo politico sul “fiscal cliff” (bel lungi dall’essere risolutivo, come probabilmente vedremo presto) si aggiunge ai motivi di pessimismo sulle potenzialità del dollaro (e quindi a beneficio dell’euro), in questi primi mesi dell’anno. Tale fattore, tuttavia, è bifronte: se da un lato esso agisce comprimendo le quotazioni della moneta americana, dall’altro, qualora esso si imponga all’attenzione al punto da portare nuove turbolenze sui mercati internazionali, potrebbe anche spingere al ribasso i mercati a beneficio del solo dollaro, per quel tipico fenomeno di corsa obbligata all’acquisto della valuta di riserva non per scelta, ma per inevitabile necessità, che è tipico delle fasi negative dei mercati finanziari.
Quanto sopra deve essere comunque contestualizzato nell’ambito della verosimile permanenza di condizioni di estrema generosità per le politiche monetarie delle principali banche centrali del mondo (in particolare Stati Uniti e Giappone) che dovrebbero continuare a tenere dollaro (yen e, forse anche il franco svizzero) sotto pressione.
Ci sono poi altri fatti di natura economica, finanziaria, politica, che potrebbero avere un certo peso anche sulle future contrattazioni valutarie. Per ora, tuttavia, ci limiteremo a quanto brevemente esposto sopra.
In riferimento all’immediato futuro dei valori del tasso di cambio euro-dollaro, proprio in data odierna c’è stata la violazione rialzista del range di valori massimo-minimo che ipotizzammo in settembre 2012, ovvero 1.3330-1.2480 (unica revisione di scenario da febbraio dell’anno scorso), mentre massimi e minimi pronosticati in febbraio, per tutto l’anno 2012, furono invece di 1.3770-1.1880.
L’uscita dei prezzi verso l’alto potrebbe ora preludere, in teoria, al raggiungimento di ben più ambiziosi obiettivi rialzisti.
La costante predilezione dei nostri sistemi per un’approccio contrario all’opinione comune dominante e non schiavo del sentimento contingente (cosa che ci ha ripetutamente premiato negli scorsi anni), ci impone una rinnovata cautela, nonostante le apparenze. Pertanto, tra l’ipotesi di una continuazione dell’ascesa dei prezzi verso nuovi massimi e quella di un ripiegamento dei medesimi verso la parte bassa del range 1.3300-1.2500, in altre parole verso area 1.2600-1.2400, prediligiamo questa seconda opzione. Gli “Archivi” del blog mostrano chiaramente come le indicazioni fornite dai nostri sistemi, in passato, siano state corrette ed accurate.
Per qualche altra considerazione in merito all’andamento dei mercati, in questo primo scorcio d’anno, segnaliamo anche gli articoli seguenti:
Euro-Dollaro e mercato valutario: le nostre previsioni degli scorsi anni sono state rispettate, come sarà il 2013?
Euro-Dollaro e Mercati Finanziari: quale partenza, per il 2013?
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