Rame, caduta violenta ed improvvisa…

L’unica cosa che stupisce davvero dei mercati, ormai da un po’ di tempo, è la rapidità nel cambiare idea, passando da una strana forma di superficiale ottimismo, al più cupo pessimismo, nello spazio di qualche ora! Quanto avvenuto negli ultimi mesi, ma anche dallo scorso anno, con esempi giornalieri, sembra dimostrare un’inusitata quanto repentina mutevolezza d’umore.

Le cronache della mattina parlano delle cadute di prezzo di alcune materie prime ed in particolare dei metalli non ferrosi, in conseguenza di un forte pessimismo per la discesa delle borse, la crisi in Europa, o adducendo notizie sul rallentamento economico di Asia e BRICS. Ciò vuol dire che fino a poco fa, in rapporto ai correnti prezzi, i medesimi mercati erano ottimisti…

Difficile capire cosa sia davvero cambiato. Conviene attenersi strettamente ai dati dell’economia reale e soprattutto alle sue prospettive di più lungo termine, ben descritte da tanti autorevoli esperti, non facendosi troppo influenzare dal “rumore” quotidiano.

Aggiungiamo qualche riga solo per ribadire quanto pubblicato nei giorni scorsi, ma con particolare riferimento al rame, visto che questo bene, oggetto dei maggiori eccessi tra 2010 e 2011, in un mutato scenario, avrebbe più da perdere, rispetto ad altri.

Come più volte indicato, non possiamo sbilanciarci qui sulle nostre attese di lungo termine, riservate ai clienti, ma abbiamo deciso di pubblicare la seguente nota indirizzata ai sottoscrittori dei nostri servizi, lo scorso 10 ottobre:

“(…) Ci attende un ultimo trimestre 2011 di forte volatilità, ma da qui a fine anno ci sono discrete probabilità che il movimento resti tra quota 6.500 e 7.800. Verso l’alto è molto importante la tenuta della resistenza a quota 8.080. L’altra eventualità con un certo grado di probabilità di realizzarsi è di nuovi minimi tra 5.500 e 4.700 $, ma a nostro avviso ha minori possibilità di realizzarsi”.

Ovvio che, qualora i prezzi di tale bene siano stati sensibilmente influenzati anche da fattori diversi dalla domanda per consumi reali, il prezzo da pagare, nel vero senso della parola, potrebbe essere cospicuo. Soprattutto nel caso di una Cina che, da vorace acquirente, potrebbe trasformarsi in venditore. Strano poi che nessuno sembri curarsi, ultimamente, delle rivendicazioni sindacali presso importanti siti minerari, che hanno portato anche a temporanee chiusure di miniere.

Quanto alla quotazione, molto delicati i valori in zona 6.800-6.500 e 6.300.5.975 oltre i quali potrebbe aprirsi lo spazio per nuove più pesanti cadute.

Per il resto, in simile scenario spicca la relativa forza dei corsi petroliferi. Ricordiamo comunque la nostra opinione di un livello di 90-91$ difficilmente attaccabile.

Quanto ai preziosi ed in particolare all’oro, è stato l’altro grande vincitore dell’anno, insieme al rame, ma se dovesse riprendere seriamente a muoversi in correlazione inversa con il dollaro e tornare a rispondere di nuovo all’avversione al rischio, come un tempo, potrebbe riservare amare sorprese.