Mercati e materie prime: rischi e possibili sorprese

Da fine febbraio avevamo messo in evidenza tutti i possibili rischi per i mercati, tutti i fattori negativi per il futuro, in relazione alla situazione dell’economia e finanza internazionali. Tali rischi si sono poi effettivamente tradotti in prezzi più bassi per le materie prime più legate al ciclo, secondo l’ipotesi che avevamo formulato e quasi tutte le commodities considerate hanno quindi raggiunto gli obbiettivi di prezzo che avevamo ipotizzato (con le eccezioni di rame, petrolio, alluminio). Ci eravamo occupati, peraltro, anche dei fattori positivi o tali da sostenere i prezzi stessi, nel corrente scenario, pur non facendo mistero della nostra opzione preferita per il futuro, ovvero quella che prevedeva un arretramento delle quotazioni di metalli non ferrosi e petrolio, in correlazione a turbolenze finanziarie e rialzo del dollaro. Gli articoli contenenti queste considerazioni sono ovviamente reperibili nell’archivio dei mesi scorsi.

Abbiamo deciso ora di ricapitolare molto sinteticamente quei rischi, per contrapporli ad alcune eventualità e sorprese che potrebbero manifestarsi già nella tarda estate, segnando nuove svolte per l’andamento dei mercati.

Tra i rischi più rilevanti per i mercati c’è ancora la situazione di perdurante stanchezza dell’economia americana, con segnali ancora fortemente negativi dalle dinamiche dell’occupazione e dal mercato immobiliare. La situazione della crisi europea è anch’essa un fattore pesantemente negativo e non solo per l’area euro, ma anche e soprattutto per il futuro dell’economia cinese, vista l’importanza dei rapporti commerciali che Pechino intrattiene con l’Europa. A proposito di Cina, decisiva sarà la tenuta della sua economia, da tempo afflitta da un’inflazione troppo elevata, che ha costretto le autorità ad un irrigidimento della politica fiscale e monetaria. Ricordiamo poi due situazioni preoccupanti e di recente emersione, intervenute a complicare le cose, come il catastrofico terremoto giapponese e la crisi politica in Medio Oriente ed Africa del Nord, che si aggiungono con pieno diritto all’elenco dei fattori negativi o di tensione. In ogni caso, da qualsiasi punto di vista si osservi la crisi economica internazionale, emerge con chiarezza la sua natura di crisi strutturale e non ciclica, che sta costringendo i governi del mondo a continui e ripetuti interventi a sostegno di questo o quel settore, pur di pur di spostare in avanti nel tempo la soluzione finale degli squilibri esistenti. I rimedi adottati, insomma, continuano a non essere strutturali…

In condizioni come quelle descritte sembrerebbe di poter formulare ipotesi sul futuro dei mercati ancora decisamente negative, salvo che alcuni fatti recenti potrebbero far pensare ad un’evoluzione diversa, almeno per il più lungo termine, ovvero verso fine di questa estate. Alludiamo al comportamento di metalli preziosi ed alcuni cambi, in particolare di yen e franco svizzero (per ragioni di tempo parleremo solo dei preziosi, tralasciando i cambi). Osservando il più recente andamento di oro ed argento, il primo a nuovi massimi storici ed il secondo di nuovo con violenza in zona 38 dollari, si potrebbe pensare che gli operatori stiano di nuovo scommettendo sul fatto che non manchi molto alla fine dei rialzi del dollaro. In realtà gli operatori stessi potrebbero aver preso ora in più seria considerazione l’ipotesi di nuove misure di stimolo e sostegno finanziario da parte della banca centrale americana, con la possibilità che esse siano annunciate in occasione della consueta riunione annuale di fine agosto a Jackson Hole. In effetti manca poco più di un mese a quell’incontro ed alcuni cominciano a scommettere su una ripetizione degli eventi dello scorso anno, in cui la Fed annunciò le grandi manovre intraprese nel novembre successivo. Solo poco tempo fa non avremmo scommesso sul ripetersi di quella situazione, ma ora dobbiamo ammettere, almeno, che le probabilità in tal senso sono decisamente aumentate. Le conseguenze sarebbero, ovviamente, di un nuovo e forte rialzo per i mercati, con il dollaro in sensibile discesa e tutto ciò secondo l’usuale copione dell’ultimo decennio. Questo fatto ritarderebbe la definitiva soluzione degli storici squilibri economici e finanziari ancora in atto. Se poi a ciò dovesse aggiungersi anche qualche novità positiva dalla Cina, le probabilità di un forte rialzo dei mercati aumenterebbero di molto.

Stretta tra il rallentamento economico in Occidente, la crisi dell’euro ed il gravissimo problema dell’inflazione nel Paese, la Cina potrebbe infatti trovarsi nella circostanza di dover scegliere il male minore e finire per dichiarare vinta la lotta al rialzo dei prezzi, annunciando la fine delle manovre restrittive di politica monetaria, già entro il trimestre in corso. La conseguenza più probabile sarebbe un forte rialzo di borsa che finirebbe per attirare di nuovo tutti i capitali che negli ultimi anni erano stati dirottati sul mercato immobiliare, mantenendo la situazione in equilibrio. Scongiurato quindi il rischio di un ulteriore rallentamento economico cinese e grande euforia e sollievo per tutti i mercati del mondo. Con due eventi di questo tipo, qualora si realizzassero effettivamente, si potrebbe pensare ad una nuova fase di forte rialzo per tutti i mercati del mondo.

E la situazione europea? I nostri clienti storici sanno bene che avevamo formulato da alcuni anni certe ipotesi sulla crisi oggi in corso. Recentemente, a metà giugno, avevamo ipotizzato il contagio della crisi al nostro paese, con la possibilità di un’impennata dei tassi d’interesse sui nostri titoli di stato e del differenziale rispetto ai titoli tedeschi. Continuiamo a pensare che la crisi in corso non sia finita. La situazione europea, tuttavia, qualora si verificassero effettivamente le ipotesi di cui sopra, potrebbe temporaneamente restare sullo sfondo, uscire temporaneamente dalle prime pagine e beneficiare, in qualche modo, della mutata situazione internazionale.

In conclusione, il futuro dei mercati potrebbe essere ancora fatto di forti tensioni, almeno nell’immediato, con un ripiegamento delle quotazioni delle materie prime ed un tasso di cambio euro/dollaro che si porta anche fino in zona 1.2900. Successivamente, qualora effettivamente si verifichino le due ipotesi su Stati Uniti e Cina formulate sopra, potremmo effettivamente assistere ad una nuova fase ampiamente positiva per i mercati finanziari, ad eccezione del dollaro, ovviamente. Nulla di risolutivo e tutto secondo il copione del decennio, ma tale fase potrebbe almeno temporaneamente scacciare gli spettri che di nuovo avevano fatto la loro comparsa, rinviando un’altra volta al futuro la definitiva soluzione dei problemi.

Ripetiamo, non è detto che le ipotesi citate si realizzino, ma la probabilità che ciò avvenga va oggi presa in considerazione e converrà farsi trovare preparati, anche nelle strategie aziendali, a simili eventualità.