London Metal Exchange: logistica, scorte, prezzo dei metalli

Troppi impegni ci hanno impedito di aggiornare il blog, nelle ultime settimane. Lo faremo presto, in ogni caso, con qualche nuova opinione sui fatti degli ultimi giorni, pur nella precisa convinzione che, nonostante i tanti eventi importanti di giugno e di questi primi di luglio, la situazione generale non sia affatto mutata e sia solo la naturale evoluzione degli eventi di questa crisi strutturale, destinata a durare ancora a lungo. Ciò che è cambiato,  giorno per giorno, è solo il “rumore” quotidiano che giustifica, di volta in volta, le sempre più frenetiche e schizofreniche oscillazioni dei mercati, nei due sensi.

Un argomento tra tanti, tuttavia, vale qualche riga d’approfondimento. Ci riferiamo alla vicenda della logistica di certi magazzini LME, che tante polemiche sta generando e, secondo alcuni, starebbe contribuendo a distorcere le quotazioni di premi e prezzi. Il tema ha attirato l’attenzione della politica e delle autorità di vigilanza sui mercati.

In breve, la differenza tra tempi di deposito del metallo (un paio di settimane) e quelli d’uscita, ritiro del metallo da parte degli acquirenti (anche più di sei mesi) starebbe creando un effetto “imbuto” dal potenziale distorsivo delle quotazioni rispetto alla normale dinamica domanda-offerta per consumo. Si tenga presente, tra l’altro, che importanti quote proprietarie delle società titolari dei magazzini stessi sono finite nelle mani di alcune tra le più potenti banche del mondo, nell’arco degli ultimi diciotto mesi. Si tratta di banche fortemente presenti sui mercati delle materie prime. Stando alle cronache degli ultimi giorni sembra, inoltre, che la corsa all’acquisto di quote dei magazzini non sia terminata…

In alcuni casi si tratta, peraltro, di quelle stesse istituzioni che, stando alle cronache finanziarie dell’ultimo semestre, controllerebbero (o avrebbero controllato) anche gran parte delle scorte stesse.

Insomma, il meccanismo che prevede un contributo per proprietari e produttori che depositino il metallo nei magazzini, ma poi costringe gli acquirenti (titolari dei warrants per il ritiro della merce) a interminabili attese per entrare in possesso di quanto acquistato è ora in questione e vedremo se e quali soluzioni saranno adottate.

I regolamenti LME prevedono che dai magazzini debbano uscire almeno 1.500 tonnellate giornaliere di metallo, ma non necessariamente di più. Una situazione decisamente sproporzionata rispetto a mercati fatti da milioni di tonnellate (si pensi ad esempio al caso dell’alluminio, le cui scorte, tra l’altro, sarebbero ancora per la maggior parte vincolate a garanzia di contratti di natura finanziaria).

La situazione sopra descritta non tocca l’acciaio. I volumi delle scorte registrate al LME, infatti, sono ben poca cosa rispetto a quelli del mercato fisico.

Per ora ci fermiamo qui, con la promessa di tornare nei prossimi giorni per qualche nuovo commento e previsione sull’andamento dei mercati.

Coloro che fossero interessati ad approfondire le condizioni della nostra offerta di collaborazione professionale, possono contattarci al solito recapito.