Materie Prime, Cambi, Metalli industriali, le previsioni di settembre 2014

Pubblichiamo qui di seguito alcune analisi/previsioni riferite a materie prime, cambi, metalli industriali contenute nel Report Annuale 2014 (aggiornamento mensile 28 settembre 2014), in modo che i lettori possano verificare quanto comunicato ai nostri clienti 6 mesi fa:

SCENARIO INTERNAZIONALE (settembre 2014)

(fattori positivi e negativi per prezzi delle materie prime)

– La congiuntura americana appare, allo stato attuale, l’unica fonte di sostegno, nello scenario economico internazionale. L’economia è in crescita, il sistema economico finanziario ha saputo (unico al mondo) ritrovare la stabilità, dopo la crisi del 2008. Il paradosso è che proprio dagli USA è partita quella crisi che ancora oggi, a vario titolo e, con diverse modalità, continua ad affliggere tutti gli altri Paesi. C’è oggi una chiara divergenza, a vari livelli (economia, finanza, politica, politica monetaria) tra ciò che avviene negli Stati Uniti e negli altri Paesi del mondo ma, secondo la nostra opinione, anche la situazione americana nasconde una grande fragilità, sia dal punto di vista finanziario che economico. La sostenuta ripresa in corso negli Usa appare, a nostro avviso, il risultato del ritorno degli investimenti internazionali verso quel Paese, a causa della situazione critica nei BRICS e della crisi politico-finanziaria ancora in atto in Europa, più che una tendenza autonoma, naturale, autenticamente solida.

– La Cina potrebbe cominciare presto un nuovo ciclo di ribasso dei tassi d’interesse ufficiali, per i gravi segnali di deterioramento della congiuntura, in particolare nel settore immobiliare-costruzioni, che sta facendo aumentare eccessivamente i rischi di tenuta del sistema finanziario.

– La politica monetaria della Bce continuerà a lungo ad essere orientata in senso ultra espansivo, sostenendo così la componente finanziaria dell’economia (anche se la politica delle banche nei confronti di imprese e famiglie non sembra destinata ad alcun miglioramento).                    

petrolio_1

                          Petrolio

– Secondo le nostre analisi, il prezzo del petrolio potrebbe scendere significativamente, nei prossimi mesi e ciò porterebbe un notevole beneficio ai consumi, soprattutto in Occidente, facendo scendere, al tempo stesso, i costi di produzione di alcuni metalli. La possibilità che le quotazioni petrolifere (WTI) raggiungano l’area dei 75.00 – 65.00 $ va considerata, alla luce delle risultanze delle nostre più recenti analisi.

– Tagli produttivi e restrizioni destinate a rimuovere parte dell’offerta dal mercato potrebbero ancora verificarsi e contribuire a far salire le quotazioni dei metalli. Tendenze di tipo protezionistico, finalizzate a salvaguardare la situazione interna di alcuni Paesi potrebbero influire in tal senso. Inoltre, crescenti tendenze di tipo nazionalistico (in particolare in Africa), limitando l’operatività delle imprese straniere, potrebbero restringere l’offerta. In alcuni Paesi del Sudamerica, peraltro, potrebbero essere modificate in senso peggiorativo la politica delle quote e l’imposizione fiscale sulle aziende straniere operanti nel settore minerario, con conseguente riduzione delle attività.

– I rischi sottostanti a tutti i mercati (azionario, obbligazionario, materie prime, preziosi) sono in forte aumento. L’azione combinata di rallentamento economico (Euro Zona, BRICS), inizio dell’irrigidimento della politica monetaria USA, aumentato rischio geopolitico, rafforzamento del dollaro americano nella sua tipica funzione di valuta di riserva all’apice del sistema dei cambi ha, potenzialmente, un forte effetto depressivo sui prezzi di tutti gli assets, già chiaramente visibile per quanto riguarda materie prime e preziosi, molto meno per indici azionari e mercato obbligazionario (i quali potrebbero essere semplicemente in ritardo nel movimento correttivo, rispetto agli altri mercati).

– La possibilità di una definitiva inversione della tendenza dei tassi americani potrebbe pesare, in futuro, su tutti i  mercati, da quelli azionari a materie prime e preziosi, con un ulteriore apprezzamento del dollaro nei confronti delle altre monete.

– Il debole andamento delle economie dei cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), l’impossibilità per questi Paesi di continuare a perseguire il modello di crescita adottato nell’ultimo decennio, potrebbe mettere alla prova la situazione sociale di detti Paesi, con la conseguenza di un aumento della tensione politica interna tale da metterne a rischio la stabilità.

testata-MeF-base

                         Dollaro

– L’indebolimento del dollaro e, in particolare, del tasso di cambio euro-dollaro può contribuire a rivitalizzare l’economia europea e in particolare quella italiana che, tra le varie economie della Zona Euro, è tra le più sensibili all’andamento di questo cambio.

– Alla luce delle nostre più recenti elaborazioni e stime, la possibilità/probabilità di un’ ulteriore rafforzamento del cambio EUR/USD va presa in considerazione, con obiettivi potenziali di raggiungere quota 1.2250 la cui eventuale violazione potrebbe implicare un arretramento del cambio fino all’area 1.1500-1.1000. Ciò potrà comportare una pesante spinta ribassista per i prezzi di materie prime e preziosi.

– Le gravi difficoltà del mercato immobiliare cinese sono un importante ostacolo ad una ripresa dell’economia internazionale. I dati più recenti evidenziano un  pesante deterioramento nel settore immobiliare-costruzioni e un nuovo rallentamento del settore manifatturiero, entrambi segnali che farebbero pensare che il massimo potenziale di ripresa è stato raggiunto.

– Una rinnovata debolezza dell’economia tedesca e in Zona Euro costituiscono un fattore pesante, in prospettiva futura, mitigato soltanto dalle mutate prospettive della politica monetaria della Bce, in senso ulteriormente espansivo.

– Secondo le nostre analisi la situazione geopolitica non è destinata a migliorare, soprattutto in riferimento ai rapporti tra Stati Uniti, Unione Europea e Russia, con gravi rischi all’orizzonte, sia nello scenario europeo che in quello del Medio Oriente. Nonostante ciò siamo attualmente propensi a pensare che ciò non avrà ripercussioni rialziste sul prezzo del petrolio.

– La transizione dell’industria mineraria dalla fase degli investimenti (negli scorsi anni) a quella della produzione continua e ciò dovrebbe assicurare un ottimo livello dell’offerta, in prospettiva futura. Buona parte degli investimenti del passato furono basati su proiezioni eccessivamente ottimistiche della crescita futura dell’economia mondiale (in particolare dell’economia cinese).

– Le inchieste cinesi al porto di Quingdao  relative a possibili abusi nelle pratiche di importazione e acquisto di metalli non hanno ancora avuto conseguenze negative sull’andamento dei prezzi di mercato. Permane, tuttavia, una certa tensione tra gli operatori, unita alla perplessità derivante da questo ennesimo scandalo avente ad oggetto alcune materie prime di primaria importanza.

– La Cina e più in generale i Paesi BRICS si trovano in una fase di delicata transizione verso nuovi modelli economici meno legati a produzione-esportazione. Inoltre tali Paesi dovranno affrontare le inevitabili trasformazioni politiche derivanti dai cambiamenti delle loro società, soprattutto nell’ultimo decennio. In tale situazione, secondo la nostra opinione, i tassi di crescita a due cifre registrati nel passato resteranno un ricordo e la congiuntura nelle aree emergenti non sarà di grande aiuto alle quotazioni delle commodities. Riteniamo pertanto che, in assenza del decisivo supporto dei BRICS, i mercati delle materie prime più legate ai cicli dell’economia, nel 2014, dovrebbero avere un andamento meno nervoso e volatile e potrebbero tornare a muoversi seguendo i fondamentali nel breve termine, più che le attese future di sviluppo dell’economia internazionale. Ciò vale qualora la congiuntura in Asia rimanga almeno stabile. Tuttavia, qualora i processi di trasformazione delle economie emergenti abbiano un’evoluzione meno ordinata e tranquilla del previsto, dando luogo, ad esempio, a fatti destabilizzanti per economia e mercati (tra cui al primo posto occorre citare la possibilità di una crisi finanziaria e bancaria in Cina) ci potranno essere conseguenze estremamente pesanti, soprattutto per i prezzi delle materie prime.

– Ricordiamo nuovamente che gli obiettivi prioritari del 12° piano quinquennale cinese (2011-2015) sono crescita sostenibile, miglioramento dell’attività industriale, promozione dei consumi interni. In passato e con grande anticipo abbiamo ripetutamente rilevato come tali fattori sarebbero stati negativi per le quotazioni delle materie prime.

 

I lettori possono richiedere una prova gratuita dei servizi (limitatamente al Report Settimanale) contattando:

mg@mercatiefuturo.com