ZINCO, PREZZI IN PESANTE CADUTA, PROPRIO MENTRE L’ENTUSIASMO E’ AL TOP
Mese difficilissimo per lo zinco sui maggiori mercati del mondo, dopo i massimi (decennali) di metà febbraio. La debacle giunge proprio in un momento di euforia per i fondamentali e per le prospettive del metallo; le vendite colpiscono prima lentamente e progressivamente, poi con sempre maggior insistenza e crescendo di volumi, così da evidenziare il possibile passaggio tra la fase di speculazione, quella di cosiddetta “distribuzione” e quella di “panico”, secondo la precisa descrizione offerta dai manuali di borsa.
La caduta dello zinco è stata ampia e soprattutto rapida, sia al mercato di Shanghai, che presso quello londinese, come si può vedere dai due grafici sottostanti che, in una prospettiva storica, mostrano le montagne russe delle quotazioni degli ultimi incredibili, enigmatici, sorprendenti decenni.
ZINCO A SHANGHAI (yuan per tonn, comprensivo di IVA e tasse d’importazione)
ZINCO A LONDRA IN USD a tonn
L’accelerazione della discesa dei prezzi dello zinco si è verificata nell’ultima settimana, complice una straordinaria impennata delle scorte, che ha causato una vera e propria fuga dei traders. Si veda il seguente grafico delle scorte LME, nell’ultimo anno.
Per meglio considerare la situazione dello zinco, in una prospettiva storica, riportiamo anche il grafico delle scorte del London Metal Exchange a 5 anni.
Quali considerazioni trarre, oggi, a proposito della situazione del mercato internazionale dello zinco e, soprattutto, delle sue prospettive future?
Cominciamo col dire che, a differenza, della maggior parte degli altri cicli rialzisti dei metalli non ferrosi avvenuti in passato, quest’ultimo ha preso le mosse proprio dallo zinco e non dal rame (tradizionalmente un riconosciuto anticipatore dei cicli economici, perciò definito “Doctor Copper”), sul finire del 2015.
In un contesto di assoluto pessimismo sulle prospettive di metalli e, più in generale, materie prime, fu proprio lo zinco a dare i primi segnali di risveglio, che poi si trasferirono a tutti gli altri metalli non ferrosi (e ferrosi), attraverso una sorta di staffetta, che li ha resi protagonisti, ad oggi, di uno strano quanto sbalorditivo boom, peraltro ben previsto da chi scrive, nei propri Report ai clienti, fin dalle sue origini, nel 2015.
Alle radici dello shock dei prezzi innescatosi nel 2015 ci furono, sicuramente, alcuni importanti tagli della produzione mineraria, in un contesto di domanda crescente grazie al nuovo boom immobiliare cinese, e con l’ulteriore catalizzatore della fine della fase di rivalutazione del dollaro americano contro le altre valute. Negli anni seguenti fu poi il risveglio dei prezzi siderurgici, anch’esso avvenuto nella generale incredulità del mercato, ma chiaramente previsto nei nostri Report ai clienti, ad esercitare un ulteriore traino anche su domanda e quotazioni dello zinco. Il ritorno dei fondi e di capitale speculativo, in ultima analisi, fece il resto e, ad oggi, l’interesse verso i metalli è definitivamente tornato, grazie alla sincronizzazione della ripresa economica nel mondo, unita al fatto che il temuto “hard landing” dell’economia cinese è rimasto, inequivocabilmente, lettera morta.
Lo zinco fu dunque il primo metallo a ripartire e, dopo le straordinarie performance degli ultimi anni, è più che lecito domandarsi se le quotazioni non si siano spinte troppo in là e necessitino ora di un ritorno a valori più terreni. Ciò è quanto emerge chiaramente anche da un’analisi dei differenziali di prezzo tra le diverse scadenze contrattuali di borsa.
L’improvviso e forte incremento delle scorte LME (a proposito delle quali si è parlato anche di posizioni dominanti da parte di un esiguo numero di players) costituisce certo un campanello d’allarme (anche se non è infrequente che i movimenti delle scorte siano utilizzati per scopi speculativi e manipolatori), un preludio ad ulteriori aggiustamenti verso il basso per i prezzi di mercato.
Al tempo stesso, sembrerebbe mutato l’equilibrio domanda-offerta internazionale, che vede ora la riapertura di siti inattivi e l’intensificazione di nuove iniziative minerarie, sulla spinta dei prezzi di mercato.
I fondi, poi, potrebbero decidere in massa di “cambiare cavallo”, puntando su altri metalli rimasti indietro, nella corsa degli ultimi due anni, tra cui sembrerebbe spiccare il nichel.
C’è da dire, tuttavia, che la recente discesa dei prezzi dello zinco è avvenuta in un contesto di volatilità e forte nervosismo che sta toccando tutti i metalli industriali, per fattori di tipo esogeno, tra cui spiccano la tensione per il futuro della politica monetaria americana (e conseguente andamento del dollaro) e le più recenti prese di posizione americane di tipo protezionistico, che fanno temere una perniciosa guerra commerciale.
E se il dollaro dovesse rivalutarsi significativamente, spingendo al ribasso le altre monete, già durante l’imminente primavera?
Insomma, una situazione complessa e delicata per tutti coloro che sono costretti a prendere iniziative, dal lato finanziario, come da quello dell’approvvigionamento reale, in relazione al mercato dello zinco.
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